Banche e FinTech: una partnership vincente, ma con alcuni aspetti da perfezionare

Banche e FinTech: una partnership vincente, ma con alcuni aspetti da perfezionare

Gli anni seguiti alla crisi finanziaria del 2008 sono stati caratterizzati per le banche da un calo dei profitti, dovuti a un prolungato periodo di bassi tassi d’interesse, e da un aumento, sia in numero che in complessità, delle regolamentazioni nel tentativo di scongiurare nuove future crisi del settore.

A questi due elementi si è poi sommato l’ingresso, che potremmo definire dirompente, dell’innovazione tecnologica nel settore finanziario: parliamo delle cosiddette Fintech. La comparsa di queste aziende, percepite dagli incumbent del settore come potenziali competitor, ha portato con sé non solo l’introduzione della tecnologia nell’offerta di servizi e prodotti finanziari, ma soprattutto un nuovo modello di organizzazione interna all’azienda finanziaria, basato su dematerializzazione, digitalizzazione e strategie basate su raccolta e analisi dati.

Ma come nasce il Fintech? Grazie all’influenza delle Big Tech americane e cinesi che, con il loro approccio Customer Centric (caratterizzato da una grande velocità nell’adattare il servizio ai nuovi bisogni degli utenti) unito alle ingenti risorse economiche e all’inedita quantità di dati user based in loro possesso, hanno radicalmente cambiato il modo in cui gli utenti si aspettano di ricevere un servizio, in ogni ambito e quindi anche in quello finanziario, creando così uno spazio per nuove aziende pronte a cogliere la sfida tecnologica e ad applicare questo stesso framework ai servizi e ai prodotti finanziari.

In un primo momento, forse durato troppo a lungo, la risposta del mondo bancario a questo ingresso è stata di passiva osservazione ma, al moltiplicarsi delle innovazioni e quindi delle potenzialità nate dal nuovo settore, si è capito che bisognava passare all’azione. Questa si è concretizzata nello sviluppare diverse forme di collaborazione con il mondo FinTech, perché se c’è un’altra cosa che insegnano le Big Tech è che costa meno acquistare/controllare una nuova azienda che investire nel replicare da zero la tecnologia.

I metodi di collaborazione sono principalmente tre, spesso combinati e non alternativi tra loro:

1. Ingresso nell’equity delle FinTech;

2. Utilizzo di fondi venture capital che a loro volta trasferiranno il commitment alle FinTech per sostenerne crescita e sviluppo;

3. Outsourcing, quindi la sottoscrizione di accordi di esternalizzazione tra banche e FinTech (anche in modalità white-label), mediante i quali queste ultime assumono il ruolo di fornitori di servizi tecnologici.

Un elemento interessante di queste collaborazioni è che rappresentano una strada a doppio senso: da una parte beneficia sicuramente le banche che acquisiscono tecnologia e soluzioni innovative a fronte di un investimento inferiore rispetto allo sviluppo in house, e dall’altro beneficia le FinTech che guadagnano in finanziamenti, con i quali alimentare la continua ricerca in innovazione, e in acquisizione del know how del settore, soprattutto nell’ambito delle complesse regolamentazioni presenti nel mondo bancario.

Come dichiara Andrea Crovetto, presidente di ItaliaFintech, l’associazione che raggruppa le società più innovative del fintech italiano: “I vantaggi delle società di fintech sono la velocità e la focalizzazione su precisi segmenti del business della finanza e per questo siamo in grado, in partnership con le banche, di facilitare in modo veloce e a costi bassi l’accesso al credito e a nuova liquidità per le piccole e medie imprese in difficoltà”.

Ma quali sono ad oggi i risultati di queste collaborazioni? Per ora non sono così brillanti ma, come emerso dal World Fintech Report 2020, stilato da Efma (European Financial Management & Marketing Association) e dalla società di consulenza internazionale in tecnologia e digitale Capgemini, “i due mondi non possono non collaborare, quindi non resta che provare e riprovare”.

Qui riportiamo alcuni dati interessanti emersi dal Report che forniscono un’immagine della situazione attuale generata da queste partnership e alcuni spunti per capire dove è necessario migliorare:

  • solo il 21% delle banche ritiene che i propri sistemi siano abbastanza agili per la collaborazione;
  • solo il 6% delle banche ha ottenuto il ROI desiderato dalla partnership;
  • il 70% delle fintech non si trova d’accordo con il proprio partner bancario né a livello culturale né a livello organizzativo;
  • oltre il 70% delle fintech afferma di essere insoddisfatto dalle barriere di processo degli istituti di credito tradizionali;
  • la metà dei dirigenti del settore fintech afferma di non aver trovato il giusto partner per la collaborazione.*

La trasformazione del middle-and-back-end dovrebbe essere la priorità per le banche che intendono rimanere aggiornate e competitive sul mercato. Il modo migliore per farlo è attraverso partnership con le Fintech con il loro approccio incentrato sui clienti e sull’analisi dei dati.

Fonti:

* https://bebeez.it/fintech/banche-fintech-perche-le-partnership-ancora-non-funzionano-rapporto-efma-capgemini/

https://www.aziendabanca.it/notizie/banche/crowdfunding-collaborazione

https://www.creditnews.it/fintech-e-banche-una-partnership-essenziale-per-la-ripresa/

Photo by Manny Becerra on Unsplash